17sima tappa: quei bastardi ventuno chilometri

Una mattina a Leon andava spesa, ne e´ valsa la pena di girare per le vie della citta che si trasformano dalla notte al giorno rendendola irriconoscibile rispetto a ieri sera.

 

Ore 14.00, partenza da Leon. Lo sbaglio. Tappa breve 21 chilometri – mi ero detto -, l-inferno -avro detto poi all`arrivo.

 

Dopo ventuno minuti, non sono ancora arrivato alle porte della citta, il caldo gia mi soffoca. Passano altri ventuno minuti, un bivio, una scelta. Sbaglio. O meglio, la strada alternativa che ho scelto sarebbe stata quella giusta, magari a dicembre. No, oggi no. Dopo vari attraversamenti di strade statali, si apre una strada sterrata nei campi, non ne vedo la fine, e percio la prendo. Sole. Passano altri ventuno minuti, i piedi mi ricordano che ieri la tratta e stata lunga, e per convincermi ancora di piu decidono simpaticamente di farmi male. Mi guardo intorno e vedo…poco, o meglio: il nulla. Mi sento piu in mezzo ad una savana africana che nella periferia di Leon. Sole. Mi sale lo sconforto, comincio ad agitarmi. Altri ventuno minuti non sono ancora passati, ma comincio freneticamente a guardare il mio orologio implorando che il tempo scorra, e insieme a lui la strada. ma non accade, la cognizione del tempo si dilata mostruosamente, ogni passo che faccio sento aghi nei piedi, mi faccio guidare dal mio bastone. Infilo l mp3 nelle orecchie, ma non fa scorrere piu veloce le lancette.  Sole. I ventuno minuti sono passati, al di la della salita scorgo una forma allungata non distinta e penso ad un campanile, mi carico, stringo i denti e accellero verso la fine di questo calvario in salita.

 

Non era un campanile, ma soltanto un traliccio in lontananza, tanta lontananza. Oltre quella salita, solo una discesa. E poi un-altra salita di terra e pietre, orizzonte a perdita d-occhio…stimo con lucidita (e a posteriori anche con accuratezza) 3 km alla fine della prossima salita: lo sconforto diventa rabbia, e fa a cazzotti con la lucidita. Sono a 12,47 km, ne mancano 9 alla mia meta e sono gia distrutto, il sole picchia, infinite mosche si attaccano al mio sudore…sono passati altri tre o quattro ventuno minuti, li ho sentiti tutti, ho sentito ogni passo spremere i miei piedi e sono arrivato alla fine di quella salita, solo per scoprire che, con stupore, tutta quella fatica non era servita: oltre, solo una discesa, la solita strada rossa che si perdeva a vista d occhio.

Controllo il mio gps, 14.96 km. Nel mio cervello sono passate ere geologiche, credevo di essere a 2 km dalla meta e invece no. Nessun tetto all orizzonte, ma solo 6 km di nulla ancora.

Sole.

Mi raddrizzo sulla schiena, stringo lo zaino alle spalle e stringo il cinturone alla vita, respiro a fondo e sollevo il bastone da terra, senza usarlo piu. Ho pensato alle persone che mi vogliono bene, che mi stanno incoraggiando e che stanno camminando dentro di me. Non ho piu pensato a quei ventuno minuti, quei ventuno chilometri, quelle ventuno volte che avrei voluto maledire quel bastardo tratto di strada. Ho pensato ad andare avanti, allo scopo di questo cammino.

 

Mi sono ritrovato nell albergue Casa di Jesus ventuno minuti dopo aver visto il serbatoio d-acqua della citta di Villar de Mazarife, dopo solo ventuno bastardissimi chilometri.

 

Grazie.

Buonanotte.

 

 

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7 commenti su “17sima tappa: quei bastardi ventuno chilometri

  1. Certo che camminiamo con te, siamo con te in questo cammino che è metafora della vita, sudore, salite, miraggi, ma per fortuna anche belle discese! Dài, il traguardo è più vicino!
    PS Mi sto immedesimando talmente tanto che appena ho un’ora di buco al lavoro parto e mi incammino a piedi anch’io, alla ricognizione del posto nuovo dove sto lavorando. Io in realtà cammino senza meta, fa bene al cervello, penso, ma forse la meta è il cammino stesso.

  2. We’ amigo, mica è da te perdere la calma! Ci stanno anche le lungaggini, nella vita come nel viaggio! (Che fiera che sono)

  3. Comunque…seriamente parlando (o anche parlando seriamente)…ci vuole un bel coraggio a fare quello che stai facendo. Mi sento davvero minuscola e insignificante. Il tuo cammino è una mia ambizione…come tale una cosa destinata a rimanere nel mio cervello insieme ad un sacco di cianfrusaglie. Spero, un giorno, di avere il coraggio anch’io – come l’hai avuto tu – di “buttarmi nella mischia”. O quantomeno di riordinare l’armadio (mentale).

  4. rudegio il said:

    Mantieni la calma giovanotto.
    Quella tappa bastarda l ho fatta anche io e so di cosa parli.
    Fatti forza che si na roccia de lu molis

  5. antonio il said:

    Adelante! Ormai sei diventato maggiorenne dopo il superamento dei ventuno Km dell’ultima fatica. Un volta per diventare maggiorenne bisognava superare i ventuno anni. Tutti facciamo tifo per te. Però se necessario puoi anche riposarti. La strada non cresce di notte, oltretutto sono ancora pietre. Forse più avanti , all’ombra di qualche pianta di ceci o di pomodoro qualche lumaca ti farà concorrenza. Goditi il paesaggio e usa le gomme adatte. La meta è sempre più a portata di vista. Buon riposo con un sorso di vino. Buon cammino per domani.

  6. Sono sbalordita dal tuo coraggio e dalla tua forza nell’affrontare queste ardue fatiche.
    Leggerti è un bene dell’anima, quante cose non conosciamo delle persone che ci sono più care, Forza Alex.

    • aiannarelli il said:

      Insieme a te mi sbalordisco anche io, bel sapere te e papa che mi seguite sfidando gli insidiosi meccanismi della tecnologia. Vi abbraccio e vi bacio, Ale

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